10 nov 2011

Prelogica, logica classica, credenze e plagio

Tra maggio e giugno 2011, sul newsgroup free.it.religioni.scientology si è tenuta un’interessante discussione sugli effetti psicologici a lungo termine, derivanti dall’affiliazione a gruppi denominati “ad alte pretese” (si veda il thread: Erni: stato del mio problema).

Durante la discussione un utente diede i link a due blog collegati a Scientology, con questo commento:
"Se qualcuno ha dei dubbi su come tale setta può ridurre la capacità analitica e critica di una persona non ha che da valutare i molteplici esempi concreti forniti dai suoi aderenti"
Prima di dare per scontato che sia “tale setta” a produrre effetti riduttivi delle capacità logiche dell'affiliato, è però necessario considerare anche le caratteristiche personologiche pre-esistenti all’affiliazione.

Se è vero che la frequentazione di certi gruppi e l’interiorizzazione di certe credenze dà effetti che possono perdurare a lungo, anche dopo l'allontanamento dal gruppo (quelli lamentati da Erni), è altrettanto vero che alcune persone vengono attratte da certe dottrine perché già abituate a ragionare in un certo modo e perciò predisposte ad accettare certe credenze. Per esempio, gli esperti incaricati dal giudice istruttore Mulliri di periziare alcuni affiliati a Scientology, evidenziarono quanto il “pensiero magicopre-esistente avesse influito sulla scelta di aderire.

Levy-Bruhl la chiamava "mentalità prelogica". Inizialmente la attribuì ai popoli "primitivi", ma in seguito si arrese all'evidenza che quel tipo di mentalità è presente anche tra i "civilizzati". Lo studioso francese sosteneva che non si trattava di irrazionalità, ma di un modo diverso di pensare. Un pensiero basato sulla "legge di partecipazione" e non sul principio aristotelico di non contraddizione e sulla legge di identità, che secondo Levy-Bruhl sono tipiche delle mentalità occidentali.

La dottrina che si è scelto di abbracciare, quindi, non fa che legittimare e confermare una visione del mondo che già appartiene all'individuo (anche se poi la maggioranza non resta a lungo perché capisce che quel gruppo non risponde efficacemente alle aspettative).

Anche la lettura degli innumerevoli newsgroup, forum e blog dedicati alle religioni, alle terapie alternative o alle teorie del complotto, induce a pensare che non sia l'adesione alla "setta" a ridurre le capacità critiche e analitiche dell'affiliato, ma al contrario siano i suoi pre-esistenti schemi logici a fargli accettare i principi e le promesse del gruppo.

Diventa perciò interessante ragionare sul concetto di "legge di partecipazione" vs "logica classica" (che Levy-Bruhl identificava con quella greca). Entrambe ci appartengono, facciamocene una ragione. Il peso di questi due differenti parametri varia per ognuno di noi, in alcune persone una è preponderante sull'altra, una è emotivamente più utile dell'altra, ecc., ma è facile constatare che la "setta" altro non fa che legittimare quello che già ci appartiene: il nostro modo di ragionare e il nostro "essere globale".

Mi interesso di Nuovi Movimenti Religiosi da una quindicina d'anni e ho avuto modo di rapportarmi con decine di ex. Quello che forse non tutti sanno [1] è che non sono pochi quelli che, dopo l'uscita da Scientology, abbracciano sistemi di credenza non meno "prelogici" (rif. Levy-Bruhl) di quello che hanno appena lasciato: gruppi cattolici di frangia, carismatici-indovini e veggenti stigmatizzati, profeti per il cui tramite ci parlano la Madonna o una divinità o gli extraterrestri, contattisti istruiti da intelligenze aliene, channeler posseduti dalle più svariate entità, audaci forme sincretiche, fantasiose terapie alternative, ecc.

Conversando con ex membri di Scientology in merito alle loro attuali credenze (e quelle pre-Scientology), è facile constatare come spesso dimostrino quella "mentalità prelogica" di cui parlava Levy-Bruhl e abbraccino ogni possibile "illogicità" (rif. logica classica). Dalle scie chimiche ai cerchi nel grano, ai vari "dibellismi". Diventa quindi doveroso porsi qualche domanda sulla "truffa di Scientology".

Interessante in tale senso è il caso di un ex di Scientology, gruppo a cui aveva aderito a fasi alterne per una ventina d'anni, facendo dentro e fuori e lasciandoci diverse migliaia di euro (che ora rivoleva indietro). Questo ex affiliato, ora ferocemente critico verso il gruppo che accusava di ogni sorta di nefandezza, un giorno mi disse che l'autorità carismatica (maestra? Guru?) suo attuale punto di riferimento, dà (cioè promette) le "stesse cose che ti dà Scientology" (il ricordo delle vite precedenti, la spiegazione di comportamenti inconsci, "proprietà magiche" di "riti" o "pozioni" [2], ecc.), solo che - testuali parole - "le paghi molto meno, magari 200 euro dove Scientology te ne chiede mille". Sua conclusione: "vale la pena, no?"

È ovvio che ne vale la pena, se è la magia ciò che si sta cercando. Diventa però evidente che non siamo di fronte a una "certa setta" in grado di "ridurre la capacità analitica e critica di una persona" (per usare le parole dell’utente sopra citato).

A questo punto il problema non verte più solo sulle capacità critiche/analitiche individuali. Entrano in gioco questioni ben più prosaiche, come ad esempio i soldi. Nell'esempio appena citato, scopriamo che le veementi critiche di truffa, plagio, ecc. rivolte all'ex gruppo di appartenenza, sono dovute al risentimento per gli alti costi (in denaro e energie) sostenuti per "promesse magiche" che altrove sono disponibili a prezzi/costi inferiori e non al supposto plagio, ecc.

Si tratta del "mercato dello spirituale", come l'ha brillantemente definito Introvigne, dove l'accusa di "plagio" diventa un alibi. Tra l'altro si tratta di una alibi che - attribuendo ad altri la facoltà "magica" di spogliare l'individuo della sua volontà e delle sue capacità critiche - fa nuovamente ricorso al "pensiero magico". E risulterà vano ricordare a questi "plagiati" che la scienza (frutto del pensiero critico e analitico) non trova riscontri oggettivi che tale capacità esista.

Il paradosso è che per giustificare la loro personale avventatezza e "prelogicità", queste persone invocano una legge sulla "manipolazione mentale" (nuova denominazione del vecchio plagio), che come tale riguarda la libertà di pensiero di tutti i cittadini.

Sarebbe una soluzione inaccettabile. È innegabile che certi gruppi adottano forme manipolative molto forti, che certe persone sono più fragili di altre, ecc., ma per l'avventatezza e per il desiderio di "proprietà magiche" (o l'incapacità intesa in senso legale) di pochi non devono pagare tutti. Le leggi per tutelare certe forme di violenza psicologica, di condizionamento indebito, di circonvenzione di incapace e di truffa esistono già, basta farvi ricorso. O certuni pensano forse che sia più facile dimostrare un plagio (scientificamente inesistente) di una circonvenzione di incapace?


Note:

[1] Tra gli altri, certi giornalisti scandalistici, che si limitano a porre quelle poche domande utili a confermare le proprie tesi/pregiudizi, per scrivere poi articoli allarmistici fatti apposta per solleticare la curiosità pruriginosa del lettore, notoriamente risvegliata dalle famose "quattro esse": sesso, sangue, soldi, salute. Le cronache recenti ce lo confermano, con tanto di onnipresenti "esperti", come la bionda e plastificata criminologa televisiva, che si ripete come un disco rotto per dire tutto e il contrario di tutto.

[2] Proprietà magiche, riti e pozioni: sto applicando le categorie delle scienze sociali dove per proprietà magiche si intende il tentativo di agire sul mondo naturale e modificarlo a proprio piacimento attraverso riti, rituali, parole speciali, incantesimi, contatti con la divinità di riferimento, ecc. I riti sono le azioni compiute per entrare in contatto con questa alterità sovrannaturale (es. l'auditing di Scientology che metterebbe in contatto con il "vero io", cioè "il thetan che tu sei"), le pozioni sono quei preparati a cui vengono attribuite proprietà speciali, si tratti del “cal-mag” scientologico o di acque/preparati dotati di coscienza.

1 commento:

  1. O certuni pensano forse che sia più facile dimostrare un plagio (scientificamente inesistente) di una circonvenzione di incapace?

    Direi, più che altro, che certuni sarebbero anche disposti ad ammettere di essere persone intellettivamente normodotate che hanno subito il lavaggio del cervello da parte di gente molto subdola, molto scaltra e molto intelligente (al limite del soprannaturale), ma mai si ridurrebbero ad ammettere di essere degli "incapaci" facilmente turlupinabili da chiunque abbia un QI di almeno due cifre...

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